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Il Corso di laurea in "Storia e Conservazione dei Beni Architettonici e
Ambientali" forma una professionalità in grado di
riconoscere, conoscere, conservare e valorizzare il patrimonio architettonico
costruito e l’ambiente storico attraverso interventi che ne tutelino
l’autenticità e la durata nel tempo. Con la Riforma universitaria (D.M. 509/99) il Corso di Laurea è stato articolato sui due livelli di Laurea.
Al profilo relativo alla Laurea universitaria (180 crediti - 3 anni - classe 4 - Scienze dell'architettura e dell'Ingegneria edile) corrisponde una formazione che fornisce competenze atte a “definire interventi mirati all'arresto di processi di dissesto e degrado dei manufatti edilizi e contesti ambientali storici, lavorando in gruppo con altre professionalità: nelle istituzioni preposte alla gestione e alla manutenzione del patrimonio architettonico, urbano e ambientale e nelle organizzazioni professionali private operanti nel settore del restauro conservativo e del recupero ambientale, nonché nella direzione tecnica dei processi tecnico-amministrativi e produttivi connessi”.
Il profilo relativo alla laurea specialistica (300 crediti - 5 anni - classe 10S – Conservazione dei beni architettonici e ambientali) amplia le competenze, permettendo al laureato di “programmare, progettare e dirigere interventi atti alla conservazione, con funzioni di elevata responsabilità nell'ambito delle pubbliche istituzioni preposte alla tutela, gestione e alla manutenzione del patrimonio architettonico, urbano e ambientale e gli consentono di svolgere attività professionale nel settore del restauro conservativo, del recupero ambientale e della valorizzazione del patrimonio storico”.
Tra le varie attività quella degli stages - che svolgono il ruolo di una sperimentazione sia didattica che professionale - si è dimostrata la più utile ai fini dall'apprendimento, consentendo essa una verifica sul campo delle tecniche di rilievo, attraverso la lettura guidata di un monumento, il riconoscimento dei materiali, delle stratificazioni storiche, le riflessioni sul degrado dei materiali, delle strutture e della loro situazione ambientale, in un approccio spiccatamente multidisciplinare.
La collocazione ad Architettura presuppone una conoscenza dell'organismo architettonico non solo nei suoi aspetti teorici, ma anche in quelli tecnici, strutturali e funzionali: obiettivo questo raggiungibile solo attraverso una formazione interdisciplinare "fondata su studi sia umanistici che scientifici".
Su tali basi deve avvenire la formazione in conservazione,
secondo le Direttive emanate il 30 luglio 1993 dall'ICOMOS (il Consiglio Internazionale dei Monumenti e dei Siti) per "promuovere
la definizione di norme e linee guida per l'insegnamento e la formazione nel
campo della conservazione dei monumenti, dei complessi e dei siti", poiché
"Il problema della loro conservazione si pone oggi e continuerà a porsi in
futuro in modo cruciale" e poiché
"ogni strategia di gestione verso un cambiamento che sia rispettoso
dell'eredità culturale richiede l'integrazione dell'attitudine alla
conservazione con gli obiettivi di sviluppo sociali ed economici della civiltà
contemporanea".
Tali Direttive (articolate in 18 punti e in 6 capitoli) assumono una grande
importanza per la coincidenza con gli obiettivi che si prefigge il Corso di
laurea, attivo a Reggio Calabria dal 1982. Il suo laureato, che opera nel
settore dell'edilizia storica, è vicino all'ingegnere per il taglio scientifico con il quale
affronta i problemi della conservazione, ma parte dalla comprensione
dell'edificio, attraverso la ricerca archivistica, l'analisi stilistica, dei
materiali e delle tecniche costruttive delle strutture murarie antiche.
L’architetto - conservatore (conservationist nel testo originale inglese) ha come obiettivo quello di apprendere le conoscenze necessarie a tenere in vita il patrimonio storico per conservare le tracce del passato nella storia del domani; è un tecnico-umanista con una competenza specialistica che trova riscontro nell'attenzione odierna ai problemi dell'ambiente e nel valore acquisito dai beni culturali anche come risorsa di sviluppo economico.
Dall'esigenza della conservazione, valorizzazione e gestione dei beni
architettonici e ambientali, costituenti una grande risorsa potenziale, scaturisce infatti la necessità di professionalità formate per la
conservazione del patrimonio (che è un bene "pubblico" e quindi da
indirizzare in primo luogo alle Amministrazioni, ai Comuni, alle
Sovrintendenze da potenziare, ecc.) in grado di identificare anche i valori
più nascosti da salvaguardare, per una "riappropriazione" delle diverse forme espressive delle
varie culture locali, essendo "la conservazione del patrimonio storico
strettamente connessa allo sviluppo culturale e ambientale" (punto 2 delle
Direttive dell'ICOMOS). |